Zorba e le donne, le donne e Zorba
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Una scena del film Zorba il greco di Michael Cacoyannis
recitato e prodotto da Anthony Quinn |
Da bambina Zorba era per me il sirtaki. Lo ballavo con mia
mamma che me ne insegnava i passi e mi divertivo un mondo con quella musica
così allegra e coinvolgente al punto che avevo anche imparato a usare il
giradischi pur di rimettere il disco da sola. Forse avevo visto anche il film,
chissà, non ricordo ma può darsi che la Rai lo avesse programmato in una sera
d’estate dei primi anni Settanta.
Non avevo più pensato a Zorba, fino a qualche mese fa,
quando Fabio Scibetta mi ha chiesto di leggere il suo nuovo testo teatrale, in
cui lui, Zorba, è appunto il protagonista.
Come in tutti i testi di Fabio, in La luna di Zolfo c’è il giusto mix fra poesia, ironia e
visionarietà. Uno Zorba insolito, il suo, che viaggia fino in Sicilia, fa
affari sfortunati addirittura con i Malavoglia (!!!) e si imbatte con Ciaula e
Rosso Malpelo, tutti ovviamente a lavorare in una miniera. Scibetta lavora
così: d’impulso. Le idee gli vengono e hanno già forma. Per questo è un artista
ma è anche un uomo generoso. Non vive abbarbicato in un pianeta solo suo, sta
qui, su questa Terra e lavora per renderla migliore.
Il problema – se di problema si può parlare – è nato quando
ho incontrato lo Zorba letterario, quello originale, di Nikos Kazantzakis.
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Una veduta di Creta |
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Il vero Yiorgis Zorbas al quale è ispirato lo Zorba di Kazantzakis |
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Kazantzakis a Creta |
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